Letto il libro e vista la serie in Netflix. Un’opera importante di un autore carismatico e “potente” che ho avuto modo di apprezzare al Maurizio Costanzo Show (dove partecipavo con Soleterre) perché riesce a togliere tutto quello che non serve dal dolore e trasformarlo in poesia.
Daniele è un ventenne con problemi di regolazione emotiva alla base di un comportamento sregolato e in preda alle dipendenze. A seguito di un attacco di rabbia viene ricoverato in un reparto psichiatrico per un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO). Dentro il reparto scopre l’umanità e i suoi limiti attraverso “il regno dei matti”.Daniele cerca costantemente la madre, figura che da piccolo regolava le sue emozioni, perché ne ha bisogno ancora a 20 anni. Un attaccamento non sicuro comporta l’impossibilità di emanciparsi dalla madre come “condanna” che tende a ripetersi. Ricorda Pasolini e i tanti pazienti che non riescono a tracciare un confine tra loro e il corpo della madre che li ha messi al mondo. Dopo averli contenuti ed essere stati lo stesso corpo.Daniele si pone le domande sul senso della vita. Trova attraverso l’arte una risposta.Regolare le proprie emozioni dovrebbe darci l’illusione di controllare una piccola parte del nostro mondo in mezzo agli aspetti ingiusti della vita.Sullo sfondo una denuncia sociale rispetto alla carenza di servizi pubblici “intermedi” sul tema della salute mentale. Il rischio di istituzionalizzazione suona ancora come presente nonostante la legge Basaglia abbia chiuso i manicomi.C’è ancora molto da fare a livello culturale e di organizzazione di servizi di psicologia (oltre alla componente psichiatrica). Sicuramente questo libro e questa serie tengono aperto il dibattito.Grazie Daniele Mencarelli.