Un’indagine condotta dall’Associazione italiana per la ricerca e l’educazione nella medicina del sonno (Assirem) ha dimostrato che (già da maggio 2020) coloro che ricordano di aver fatto brutti sogni almeno una volta a settimana sono passati da poco più di uno su 10 prima dell’emergenza Covid-19 a più di 2 su 10 dopo l’emergenza.
Trovo interessante la creazione in rete di un sito https://www.idreamofcovid.com/ a cui poter confidare i sogni in epoca Covid-19. Una volta lasciato il proprio nome e cognome si partecipa alla creazione di una “galleria” di sogni che rende l’idea di come la pandemia sia entrata profondamente nella nostra vita e della necessità di condividere le più bizzarre ideazioni che durante le ore di veglia restano nascoste da qualche parte. Un modo per valorizzare il sogno (senza considerare solo i “brutti sogni”).
Una persona scrive che vorrebbe entrare nella casa del vicino per pulire a fondo ogni stanza e ogni oggetto per non contaminarsi, un’altra vive l’esperienza di un bacio con la persona desiderata come quanto di più proibito ci sia, perché non indossa la mascherina…
Da ogni parte del mondo i sognatori arrivano e raccontano le loro esperienze di realtà superiore, fatta di irrazionale e di bisogno di condividere gli aspetti più profondi della psiche.
Il limite di questa esperienza, vista con gli occhi di uno psicologo, è che il sogno è “materiale prezioso” che ci informa e offre la possibilità di utilizzarlo per migliorare le nostre condizioni di veglia. Per fare questo, occorre che il materiale onirico sia condiviso con un professionista della salute mentale.